Buenos Aires, la città della poesia

COSA FARE. E QUANDO

  • Una passeggiata a La Boca la domenica mattina, lungo el caminito: tango, mercatini colorati, artisti di strada, sorrisi e fantasia. Da rimanerci per tutta la vita
  • Sempre la domenica il mercatino dell’antiquariato a San Telmo per vedere mille stravaganze
  • Visitare il cimitero della Recoleta e sedersi sul prato di plaza Francia godendosi il cabaret degli artisti di strada con una bella birra ghiacciata
  • Una corsa al Parco di Palermo al tramonto (Parque 3 febrero e Jardin Japones), tra laghi, fontane, cigni, fenicotteri rosa e tantissimi giovani sui roller
  • Visitare il microcentro (bastano due orette se non siete amanti dello shopping come me) e fare una puntatina a calle Florida – molto turistico, si fa perché si deve fare, ma dopo la prima volta basta così
  • Godersi la movida notturna in plaza Serrano (quartiere Palermo) o puerto Madero (vicino al microcentro)
  • Seguire i gruppi musicali dal vivo, presenti ovunque: è una città di grandi concerti, anche inaspettati

Buenos Aires è vita. Una boccata di ossigeno a pieni polmoni, con tanti quartieri diversi, ognuno con una propria anima, ma con una cosa ricorrente: il sorriso e la gentilezza delle persone, con cui è impossibile non fermarsi a chiacchierare mentre si attende el subte (la metro), el colectivo (il bus) o el tren (il treno). Tutti sono cordiali e simpatici, amano parlare della loro città e si fanno in quattro per aiutarti se ti vedono anche solo minimamente in difficoltà.

Buenos Aires è arte, arte di strada e da museo, è amore per il tango a La Boca e per l’artigianato. E’ il rifugio di artisti che presentano le loro opere nei tanti mercati cittadini, di musicisti che suonano nelle metro e negli stadi, di cabarettisti che affollano i tantissimi parchi che la rendono una città verdissima, nonostante il grande traffico lungo le avenidas.

Buenos Aires è una città cosmopolita: 3milioni solo gli abitanti del centro, più i pendolari (5milioni) più i turisti. E’ molto affollata e americanizzata in alcuni quartieri. Ed è proprio questa americanizzazione il lato negativo di Buenos Aires: troppi Starbucks e Mc Donalds affollati nei centri commerciali. E’ il lato della globalizzazione che più odio. Ma la cosa positiva è che basta saper cercare e si possono trovare anche i ristoranti tipici, i locali più piccoli e più autentici, le tradizioni argentine lontane dalle americanate. Purtroppo molti argentini ne risentono e ti invitano a provare il caffè dello Starbucks come se fosse una prelibatezza. Ma per me l’utilità di queste catene pacchiane e senza identità rimane solo quella di avere il wifi libero. La Buenos Aires che vi racconterò io sarà diversa, sarà quella della gente che balla e ti sorride, dei giovani che per il weekend fanno le 6 del mattino, ma durante la settimana lavorano (e in Argentina quasi tutti hanno un lavoro, sono messi molto meglio dell’Italia) e spariscono quindi dalle strade. La differenza tra weekend e settimana qui è netta: nonostante la capital federal riceva ogni giorno milioni di turisti e sia molto avanzata, non c’è un solo negozio che tenga aperto la domenica o nei giorni festivi, se non i cinesi. Il senso della famiglia e delle feste è molto sentito, guai se qualche imprenditore straniero prova imporre loro di saltare l’asado domenicale con amici e parenti. Anche in questo sono molto più avanti di noi. Non stupitevi quindi se il lunedì sera troverete le strade di Palermo Soho o Hollywood (i quartieri più vivi del ceto medio borghese) completamente deserti. Il venerdì sera tornano ad essere un alveare di vita.

Per visitare la città è necessario usare i mezzi pubblici: colectivo e subte, ovvero bus e metro. Per pagare è necessario comprare una tessera ricaricabile che si usa per ogni mezzo senza distinzione ed è molto economica. Senza, la metro costa di più e i bus non vi fanno salire: accettano il pagamento solo in monete. Se non la trovate o non avete voglia di comprarla non temete: basta chiedere alle persone che salgono con voi nel mezzo di trasporto di passarla sul rilevatore anche per voi, magari offrendo in cambio 5 pesos (ma in genere lo fanno gratis, tanto costa davvero poco il trasporto). Io mi sono fatta trasportare un po’ dal sentimento e dai consigli degli amici che ho scoperto di avere a Buenos Aires (conosciuti sia a Salta, sia in giro per il mondo, oltre che alle carrambate come il fatto di trovare un’amica di Milano casualmente nella stessa città).

Ogni quartiere ha il suo fascino e la sua anima. La Boca è il quartiere dei primi migranti italiani. Il più colorato, il più vivo, il più artistico. Purtroppo è anche molto turistico e un po’ gli argentini ci giocano alzando i prezzi, ma penso sia normalissimo per chi vive di questo. Lungo il caminito, una quadra (un isolato da 100 metri x cento) in totale, si incontrano bar e ristoranti, ballerini di tango. Le pareti di tutte le case sono colorate, si dice che i migranti che lavoravano al porto finissero la vernice rovesciandola sulle lamiere delle pareti delle vecchie abitazioni. Merita tantissimo immergersi in questa ondata di vita. Due sono i simboli, che si trovano ovunque: Maradona (qui c’è anche lo stadio del Boca Junior, la bombonera) e Papa Francesco. Si possono vedere caricature e statue ovunque. C’è poi il mercato degli artisti, con oggetti artigianali di qualsiasi tipo.

Meravigliosa è anche la passeggiata in giro per la Recoleta. Prima all’interno del cimitero monumentale, dove anche le tombe diventano arte, poi la basilica di Nuestra Senora del Pilar, il museo delle belle arti per concludere il tutto sul prato di plaza Francia, dove si danno appuntamento cabarettisti di strada per spettacoli tutti i pomeriggi del weekend. A un chilometro da lì si trova anche “El Ateneo” una libreria all’interno di un teatro storico: una meraviglia per gli occhi e la mente. Si possono trovare tutti i libri che volete, ovviamente in spagnolo, assistere a presentazioni e concerti (gli ultimi a presentare il loro cd lì sono stati i Rolling Stone, solo per dire), o ci si può anche solo fermare a leggere un libro su un palchetto. A Buenos Aires si ama la cultura, la gente è sempre molto informata, va spesso a teatro e al cinema… Insomma, sono tutti discendenti da italiani, ma hanno molte più passioni. Un posto del genere in Italia, purtroppo, sarebbe già fallito, ridotto in miseria da costi di gestione troppo alti e tasse spropositate. Ma per fortuna almeno in Argentina certe cose possono esistere.

Per gli amanti del running un consiglio: andate a farvi una corsetta al Parque 3 febrero e al Jardin Japones di Palermo: vi troverete a correre tra laghi, fontane, fenicotteri rosa, cigni, piante in fiore. Uno spettacolo per gli occhi. Ma non solo: si fanno tantissime conoscenze interessanti. Il fatto di correre, infatti, non impedisce agli argentini di parlare. E pure io, mi sono ritrovata a parlare per 8 chilometri con fiatone compreso con gente di ogni tipo e di ogni estrazione sociale.

Una piccola parentesi politica: qui la differenza tra destra e sinistra si sente ancora molto. Ogni persona ha una chiara idea: o a favore o contro la Kirchner (sinitra) o Macri (destra). Non esistono mezze misure e si sente in ogni loro discorso. Sembra un po’ di rivivere l’Italia degli anni ‘80. Anche come costo della vita: girando Buenos Aires con i pesos sembra di tornare ad avere in mano la cara vecchia lira. Dieci euro (140 pesos) ti durano per tutta la giornata e puoi farci di tutto, sempre evitando di scialacquare inutilmente. Mi auguro, per tutta l’Argentina, che rimanga tutto così, e che non arrivino anche loro ad abbracciare il sistema economico che ha messo l’Italia in ginocchio. Restate autonomi e tradizionalisti, ne va del vostro futuro, cari amici argentini.

3 risposte a "Buenos Aires, la città della poesia"

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  1. Ho letto con interesse, in particolare i consigli e le osservazioni “da interna”. Hai scritto che per visitare la città occorre prendere i mezzi pubblici: a piedi le distanze sono così grandi?

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