Mendoza 1, il mio sliding doors

 

Questa volta non riesco a dedicare subito un post alla città di Mendoza. Perché questi 5 giorni qui per me sono stati molto di più di una visita turistica, ma una vera e propria riflessione sulla vita. E da questa voglio partire per raccontarvi della mia Argentina. Perché il mio non è solo un racconto di viaggio, o forse viaggio lo è, ma in questo caso è un viaggio più interiore che esteriore.
Vi racconterò una storia un po’ triste. O forse di speranza? Non lo so, anche perché sono certa che sia una storia che non è ancora giunta alla parola fine. Io, Lalo e Mariano ci siamo conosciuti nel 2012 in Italia. Io vivevo a Parma, loro a Reggio Emilia, dove giocavano a hockey su prato. Eravamo un bel gruppo di pazzi scatenati: io mi fermavo a dormire da loro, loro da me, facevamo feste al loro campo di allenamento, nelle discoteche di Parma, stavamo davvero bene insieme. Tutto era perfetto e tra noi c’era un legame speciale. Ci divertivamo come pazzi, ma anche parlavamo molto, soprattutto io e Mariano avevamo un animo da sognatori, molto simile. Sono delle persone da cui non avrei mai voluto separarmi, preziose e rare, due persone da tenersi strette per sempre.
La vita però a volte sembra organizzarsi in modo tale da allontanare le persone. In un primo momento, io ho perso il lavoro a Parma e mi sono dovuta trasferire a Rovigo, per ricominciare a lavorare. Loro, comunque, sono venuti a trovarmi e io continuavo ad andare a trovare loro, nonostante i chilometri: eravamo tanto legati, tanto che a volte pianificavamo di andare in Argentina insieme e magari trovare un lavoro anche per me nel canale televisivo di Mendoza. Abbiamo sognato tanto su questo. Ovviamente però le nostre uscite erano un po’ meno frequenti e ci siamo un po’ persi di vista, senza cattiveria.

Poi, la vita ha giocato un altro brutto scherzo. Mariano e’ dovuto letteralmente scappare a casa senza nemmeno il tempo di salutare, per problemi famigliari. E non ci siamo più visti. Certo, viviamo nell’epoca di Facebook e WhatsApp, abbiamo continuato a scriverci spesso, a parlare di tutto. Non ci siamo mai veramente persi. Ho visto la forza che ha avuto per superare i suoi problemi, senza mai perdere il sorriso e la positività che l’ha sempre contraddistinto. E per cui ancora ora lo continuo a stimare. Ho seguito la nascita dell’ostello che Lalo e Mariano hanno aperto a Mendoza, costruito passo dopo passo con il cuore. Loro seguivano i miei viaggi, le mie feste, le mie delusioni dalla vita, le mie gioie. Un filo continuava ad unirci, ma piano piano si faceva sempre più sottile. Ho provato più volte a organizzare un viaggio in Argentina, ma il lavoro che avevo non mi permetteva nemmeno una domenica libera, figurarsi 20 giorni di vacanza. In due anni e mezzo poi sono successe tantissime cose, pensieri, fortune, sfighe e impegni. Così ogni volta era: “si dai ci rivediamo… no, questa volta non ci riesco”.
Alla fine però sono riuscita ad avere del tempo libero. E ho deciso di venirli a trovare in Argentina. E loro sono sempre le stesse meravigliose persone: gentili, sorridenti, pazzi, innamorati della vita, con la forza di superare tutto senza perdere né il sorriso né la dignità. Hanno raggiunto risultati importanti con il loro club di hockey (Aleman), diventando campioni regionali. Mariano è sempre stato un perfezionista nel suo lavoro, l’ostello che hanno aperto registra quasi ogni giorno il tutto esaurito. Si chiama “Ala hostel”: nel giardino potete vedere molte gabbiette per uccellini vuote: perché chi ha le ali, deve volare. Ora stanno lavorando ancora per ampliarlo. Rivederli è stato bellissimo: ci siamo divertiti tantissimo tutte le sere, come se il tempo non fosse passato. Mi hanno aiutato in tutto, anche avendo poco tempo da dedicarmi, visto che dovevano seguire tutti i clienti. Insieme, siamo stati a un matrimonio hippy in cui abbiamo bevuto coca fernet fino alle 7 del mattino, ho conosciuto tutti i loro amici e rivisto alcuni che erano venuti in Italia, mi hanno portato nel loro club per trascorrere un giorno in piscina in relax. Sono davvero felice di averli rivisti ma… Purtroppo mi  resa conto di una cosa. I periodi della vita sono irripetibili. Non sono le persone a cambiare, ma quello che provano in base al contesto che vivono. Ci vogliamo ancora tutti bene, ma ormai non sognamo più “insieme”, come facevamo tre anni fa.

Forse credevo che tutto potesse essere uguale, come se si potesse riprendere a vivere da quel momento in cui la vita ci aveva allontanato, come se nulla fosse successo, perché ora sto vivendo un periodo della mia vita in cui io sto ripartendo da zero, senza lavoro e senza legami sentimentali, senza sapere cosa davvero fare e come. Loro, però, stanno vivendo un momento diverso dal mio: il loro lavoro gli da molte soddisfazioni, stanno investendo tutto su questo, hanno deciso che la loro vita sarà a Mendoza e tutto il resto, me compresa, purtroppo non ne fa più parte. Giustamente. Probabilmente se anche a me, il mio lavoro mi avesse fatto crescere invece di trattarmi da eterna stagista per 10 anni, chissà dove sarei e probabilmente non sarei mai stata un mese in Argentina. Sono io quella instabile, ora.
Quando avevo 18 anni facevo l’animatrice nei villaggi turistici. Dopo un anno ho smesso, perché vivevo in uno stato di nostalgia cronica: mi affezionavo alle persone che frequentavo per qualche settimana, anche se in verità si trattava di vivere insieme 24 ore su 24, al punto da stare davvero male per non poter portare avanti i vari rapporti di amicizia che nascevano con gente da tutto il mondo, consapevole che l’atmosfera che si era respirata in quei giorni non si sarebbe mai più provata. Ecco, ora che sto partendo da Mendoza per andare verso le cascate di Iguazu, una delle sette meraviglie del mondo, sto piangendo come una bambina per le stesse ragioni.
Mi mancate già Lalo e Mariano. Mi manca quello che sarebbe potuto essere. Ma non è detto che non sarà mai. Se un giorno anche voi avrete bisogno di staccarvi dalla vostra realtà quotidiana, io ci sarò sempre ad aspettarvi per regalarvi una boccata d’ossigeno, un sorriso, una parentesi per chiarirvi le idee e ripartire sereni. Come voi avete accolto me ora. Ovviamente vi auguro che tutto vada sempre per il meglio e che siate sempre felici, senza (altri) imprevisti. Ma nel caso in cui la vita vi imponga di allontanarvi da tutto per un po’, come ha fatto con me ora, io ci sarò sempre. Il nostro legame potrà indebolirsi, potremo distrarci con tante altre cose, ma non si spezzerà mai, anche se avremo vite separate. Non ci perderemo mai. E chissà che, come nel film sliding doors, alla fine i tragitti e i percorsi diversi dettati dagli imprevisti della vita non portino comunque alla stessa conclusione: a ritrovarsi nella stessa città, per scoprire finalmente cosa sarebbe potuto essere.

E voi, cari lettori, se volete passare per Mendoza andateli a trovare: il loro ostello si chiama Ala Hostel, è uno dei più belli e divertenti della città. E’ come vivere in famiglia, potete conoscerli e sicuramente loro saranno ben felice di aiutarvi durante le vostre vacanze e indicarvi le migliori escursioni, risolvervi i problemi, preparare un asado in compagnia e gustarvi una serata a Mendoza. E se passate per di lì, salutatemeli. Con tanto, tanto, tanto affetto.

2 risposte a "Mendoza 1, il mio sliding doors"

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