Informazioni utili prima della partenza:
- Per entrare in Laos serve il visto turistico che si fa direttamente sul posto, pagando in dollari o in euro (35 euro o 35 dollari)
- Il Laos è tranquillo è sicuro: è un paese buddista al 95%, gli abitanti non fanno male a una mosca. Potete girare tranquilli a qualsiasi ora del giorno e della notte anche da soli
- Viaggiare in bici è comodo, le strade sono asfaltate, c’è solo qualche tratto di strada non asfaltata da Luang Prabang a Veng Viang a causa dei grossi camion che arrivano dalla Cina
- Il resto dei trasporti locali sono tuk tuk o pullman, il treno non esiste: stanno costruendo ora la prima ferrovia i cinesi che collegherà Udomxai a Vientiane e poi proseguirà in Thailandia
- La pianura non esiste, almeno al nord: preparatevi a grandi salite e discese molto divertenti
- La popolazione vive con gli orari del sole: tranne nelle grandi città tutto chiude alle 22 e apre alle 7 di mattina
- Il Laos è una Repubblica comunista: non votano, il partito decide il presidente. La televisione di Stato è una, gli abitanti sono controllati per quello che scrivono sui social e parlano difficilmente della situazione politica per paura di conseguenze spiacevoli. Esiste la proprietà privata dal 96, ma vivono quasi tutti ancora in condizioni di estrema povertà
- La valuta locale è il kip: un euro vale circa 10.000 kip
- Le grandi città sono solo Luang Prabang e Vientiane: il resto sono villaggi, non portate grandi cose in valigia, non servirebbero
- C’è molta differenza climatica tra sud e nord, anche di decine di gradi. Portate sia abbigliamento primaverile che estivo (invernale non serve, a meno che non andiate in alta montagna). Preferite il periodo di gennaio, febbraio per partire, quando piove di meno. In estate ci sono i monsoni e piove a dirotto.
Si chiama DRD4-7R ed è definito il gene degli avventurieri. Chi lo annovera nel proprio corredo cromosomico è infatti portato a cercare sempre nuove sfide da affrontare, nuovi viaggi da compiere, insomma cerca di uscire sempre, con grande entusiasmo, dalla propria comfort zone. Forse è questo il motivo che mi ha spinta a tentare questa nuova sfida: girare in Laos in bicicletta. Ho attraversato l’intero paese asiatico in mountain bike con un gruppo di 12 persone: ho percorso 791 chilometri di salite e discese dalle montagne del Laos, con oltre 8mila metri di dislivello, ho dormito nei villaggi meno turistici, abbiamo visitato scuole e famiglie di queste splendide regioni per arrivare infine a Vientiane, la capitale.
Il percorso è iniziato dalla Thailandia, dal piccolo paese di Chiang Khong, al confine con il Laos, vicino a Chiang Rai. Abbiamo attraversato la frontiera in auto (in bici non è possibile causa bagagli) per pedalare poi attraverso la meravigliosa riserva naturale di Nam Ha, tra montagne, grotte e zip line in mezzo ai templi buddisti.
Prima tappa quindi il villaggio di Vieng Phukha, mentre il secondo giorno abbiamo raggiunto Luang Namtha, villaggio immerso tra cascate e templi. Il terzo giorno abbiamo pernottato a Udomxai, cittadina composta per lo più da abitanti di origine cinese perché si trova proprio sul confine tra Laos e Cina. Continuando a pedalare in montagna abbiamo raggiunto Muang Khua, dove poi ci siamo imbarcati per un giorno di navigazione sul fiume Nam Ou, per gustarci al meglio questo leggendario panorama. Siamo arrivati infine a Luang Prabang, cittadina patrimonio Unesco per i suoi templi e le sue grotte labirintiche, dove ci siamo fermati due giorni per conoscere da vicino la cultura laotiana. Infine, finalmente, pianura: Phu Khou, Kas, la leggendaria e hippy Vang Vieng (qui si rifugiavano gli artisti e festaiolo amanti dell’oppio, al punto da aver obbligato il governo laotiano a chiudere tutti i bar in cui continuavano a morire turisti in overdose), per concludere poi con una tappa a Phong Hong e qualche giorno nella capitale, Vientiane.
Il Laos è famoso per i suoi panorami naturali composti da montagne verdi e rigogliose, grotte profonde e frastagliate, pianure calde coltivate a riso e fiumi lenti, gonfi d’acqua, che ti trasportano in un’altra dimensione. Ma dietro questa meraviglia si celano tante incognite: la prima difficoltà è il clima. In montagna nella stagione secca la temperatura arriva anche a zero gradi centigradi, mentre in pianura si raggiungono i 35 gradi. In poche parole: bisogna essere pronti a tutto. Contatelo quando fate la valigia.
Non è stato semplice preparare questo viaggio. Ho dovuto allenarmi in bici in questo periodo dell’anno, tra freddo e nebbia, per mettere chilometri sulle gambe. E preparare una valigia che mi faccia trovare pronta a qualsiasi clima. Fortunatamente uno sponsor tecnico mi ha supportato in questa difficile sfida, ovvero Bonin bike, che mi ha equipaggiato con l’intera linea B-race: tute termiche, giubbotti wind stopper, guanti adeguati. Vi assicuro che pedalare al freddo, con il vento che ti taglia la pelle, è la cosa più dolorosa che esista al mondo ed essere ben coperti può davvero salvarti la vita.
Lo so che te lo stai chiedendo: perché? Va bene il gene DRD4-7R, ma perché faticare quando si può viaggiare anche senza nessuna scomodità, noleggiando un’auto o semplicemente chiamando un taxi? Perché viaggiare in bici ha tutto un altro sapore, ovvero quello della lentezza e dell’immersione totale in un panorama. Non solo abbiamo visto panorami che chi viaggia in auto si perde, ma abbiamo incontrato volti che in genere si nascondono ai turisti, abbiamo vissuto davvero le tradizioni, le usanze e le difficoltà di questo territorio, abbiamo capito questa terra. Abbiamo visitato inoltre anche alcune scuole, per portare ai piccoli laotiani i nostri regali.
E poi pedalando tutto è più lento e rilassato, si respira l’aria e gli odori di ogni chilometro, si condividono gioie e dolori tra partecipanti – che poi diventano amici – per abbracciarsi stanchi, ma felici, alla fine di ogni tappa.
Bellissimo brava…
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pienamente d’accordo sull’utilizzo della bici come mezzo per spostarsi e per conoscere/vivere al meglio di ogni territorio! Davvero un bel viaggio! Buone pedalate 🙂
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