Come vivere la magia di Varanasi, la città più sacra dell’India

Ricordo ancora quando andai in ambasciata indiana a richiedere il mio visto per l’India e il funzionario mi chiese: “Ma perché vai a Varanasi? Non è una città bella da visitare, è solo religiosa”. Beh, per fortuna non l’ho ascoltato: Varanasi non è solo bella, ma è magica. Una città che si sviluppa lungo il Gange, in Uttar Pradesh, il cui cuore pulsante sono i Ghat, i gradoni che scendono nel fiume e dove si incontra tantissima umanità di tutti i tipi: da credenti che fanno abluzioni nel Gange per purificarsi a mendicanti che scelgono questa città per morire e così farsi cremare lungo il fiume sacro (secondo gli Hindu spargere le ceneri nel Gange ferma il ciclo di reincarnazioni o comunque eleva il karma), da artisti di strada e musicisti a holy man vestiti di arancione che fanno processioni… Un mix di colori, razze, facce diverse e spiritualità che vi conquisterà il cuore. (Se vuoi sapere come chiedere il visto clicca qui)

Varanasi è molto complessa: è sia caotica che pervasa da un senso di pace che raggiunge ogni vena. E’ fatta di vicoli strettissimi in cui ci si perde, affollatissimi di gente di ogni età, locali e mercatini, traffico, smog, mucche, forni crematori, capre, cani, ma anche di barche, spiaggette naturali, università, hotel di lusso. La cosa meravigliosa è che è molto diversa dal Rajasthan e la gente qui è tranquillissima: non troverete “finte guide” o persone che cercano di raggirarvi in ogni modo per qualche euro, anzi. Sono tutti davvero gentili e disponibili con i turisti e il loro unico obiettivo è quello di conoscervi e passare del tempo con voi, parlando. In questo articolo, oltre a raccontarvi la sua magia, cercherò di darvi qualche consiglio utile per viverla e visitarla al meglio.

PRIMA REGOLA: svegliarsi presto

I momenti in cui Varanasi risplende di magia sono due e coincidono con lo svolgimento degli Arti, riti sacri hindu per salutare l’alba e il tramonto. Il primo è alle 6 del mattino, per il saluto all’alba. Sia nel “main gath” (Dashashwamedh Ghat) sia ad Assi Ghat (l’ultimo ghat considerando come primo il crematorio Manikarnika Ghat) una decina di sacerdoti svolge un rituale speciale fatto di danza, musica e preghiere che attira centinaia di visitatori da tutta l’India. La stessa cosa, negli stessi Ghat, ma musicalmente più ritmata, si svolge alle 17.30 proprio per salutare il tramonto: in questo caso, finita la cerimonia, i Ghat si trasformano in una grande festa in cui le persone, spesso dipinte sulla fronte, ballano e cantano per tutta sera. Consiglio di vivere entrambi i momenti, e anche più giorni: è un rituale che pervade l’anima e dona vibrazioni che rimangono giorni e giorni sottopelle. Chi se la sente, ovviamente con una piccola offerta (100 rupies sono già tante) può anche richiedere una puja (preghiera) speciale per sè e i suoi cari ai piedi del Gange. E’ difficile spiegare a parole le emozioni che si vivono: a distanza di un mese, ogni tanto, canticchio ancora le canzoni sacre che accompagnavano i riti e mi manca da morire la sensazione di avere la fronte impiastricciata di colori proprio sopra al terzo occhio. Ma anche chi è meno sensibile apprezzerà questi momenti, perché diventano una sorta di “happy hour” per tutta la città, attesi per iniziare o terminare la giornata e festeggiare la vita.

Al mattino, inoltre, consiglio di recarsi ad Assi Ghat, che è un ottimo punto di partenza (pieno di venditori di Masala Chai per colazione e varie pietanze per tutto il giorno) per noleggiare una barca e fare un giro lungo il Gange durante il momento dell’alba. E’ fondamentale partire alle 6 per vedere proprio il sorgere del sole dal fiume, che piano piano illumina tutti gli edifici signorili e i gradoni dei Gath. Nel tour, che dura circa un’ora, potrete vedere tutti Ghat da una prospettiva magica e speciale, osservando la città che si sveglia, le famiglie fare il bucato nel Gange e fedeli e bambini fare il bagno tra petali di fiore gettati per i vari rituali. Un vero incanto. Se volete potete anche chiedere di fermarvi nella sponda opposta del Gange che è formata da una vera e propria spiaggia molto capiente, con mercatini e cammelli per i turisti e un grande villaggio di lusso. E’ l’unico posto in città dove si può prendere il sole senza essere cacciati (il Gange è sacro, quindi non è ben visto chi si riposa soprattutto in costume, vicino alle sue sponde) o continuamente infastiditi da persone che vogliono vendere qualcosa o mendicare. Contrattate come sempre bene il prezzo prima di partire con una barca: il costo reale dovrebbe essere di 1500-2000 rupies a barca a motore (noi eravamo in 4 e abbiamo pagato 500 a testa dopo una lunga contrattazione, ma poi abbiamo scoperto che si poteva risparmiare ancora un po’). Se ovviamente volete visitare anche la sponda opposta il prezzo sale.

I Ghat di Varanasi

Svegliarsi presto è fondamentale anche per chi vuole passeggiare (o fare jogging come ho fatto io visto che ero in crisi di astinenza da sport) senza calca lungo i Ghat: una passeggiata lunga 4 km che vi porterà a esplorare gli 84 luoghi sacri di Varanasi, gradinate in genere accompagnate da signorili palazzi (quasi tutti disabitati) delle antiche famiglie ricche che cercavano vicinanza al fiume sacro.

Punto di partenza, come dicevo, può essere Assi Ghat che è un vero crocevia di persone per i suoi mercatini e manifestazioni. Qui ogni mattina e ogni sera si celebra l’arti, che raduna centinaia di fedeli e curiosi, ma è anche pieno di giovani artisti di strada, negozi, ambulanti di Chai, ristoranti e ha una spiaggetta davvero carina (ma dove non si può prendere sole). Da qui, basta camminare lungo il Gange e piano piano si incontreranno i vari Ghat e le tante facce che lo abitano. Incontrerete prima Tulsi Ghat, chiamato così perché residenza del poeta Tulsi Das, dove quasi ogni sera si svolgono manifestazioni culturali all’interno, mentre fuori si radunano artisti, cani e barboni. I Ghat successivi raggruppano vari religiosi, pellegrini, holy man vestiti di arancione e il più suggestivo è sicuramente Karnataka Ghat.

Salendo ancora troverete Maharaja Harishchandra Ghat, il primo e più piccolo Ghat dedicato alle cremazioni: ci sono alcuni forni all’aperto, dove vengono bruciati di cadaveri dei fedeli che hanno pagato per il rituale (dopo essere stati bagnati nel Gange e avvolti in stole arancioni, quindi senza vedere particolari scabrosi), mentre i “poveri” vengono cremati in un forno interno comune. Il Ghat è circondato da capre, mucche e cani randagi e troverete sempre la casta degli “intoccabili”, ovvero coloro che toccano i cadaveri e si occupano dell’accensione del fuoco.

Risalendo verso nord incrocerete poi diversi Ghat con scale e palazzi che di giorno ospitano fedeli che fanno abluzioni e lavandaie, mentre di sera si riempiono di artisti di strada, mendicanti e holy man, fino ad arrivare al Ghat principale dove si celebrano gli Arti, ovvero Dashashwamedh Ghat. Qui c’è sempre molta folla a qualsiasi ora del giorno e partono numerose imbarcazioni. Da qui si può rientrare verso la città interna, fatta di strade principali e vicoli strettissimi, oppure proseguire verso il Manikarnika Ghat, il Ghat principale per le cremazioni. In questo caso i forni sono tantissimi, il fuoco è acceso a qualsiasi ora del giorno e della notte, e vedere i rituali è quasi ipnotizzante. Una visita è assolutamente consigliata, nonostante sia molto forte vedere quanti barboni e poveri decidano di stabilirsi nei dintorni aspettando la morte nella speranza di venire cremati all’interno. Attorno a questo ghat infatti ci sono molte case disabitate in cui quando qualcuno sente la “chiamata di Shiva” decide di trasferirsi mendicando fino all’ultimo giorno. Il rito funebre all’aperto si paga in base alla tipologia di legno che si desidera, il più pregiato è il faggio. E’ davvero assurdo vedere le cataste di legno che circondano questo luogo. Dopo aver bagnato il cadavere del proprio caro nel Gange viene quindi disposto su una catasta di legno che viene bruciata: ad accendere il fuoco è il capofamiglia dopo aver girato intorno pregando al cadavere con solo un altro membro della famiglia e i sacerdoti. E’ un rito forte, ma pacifico, che infonde coraggio e speranza più che disperazione. Quando visitate questo luogo, vi consiglio di indossare sia per rispetto sia per il forte odore di bruciato un foulard o una sciarpa, di non fotografare troppo da vicino i rituali con le persone che ovviamente stanno soffrendo e di diffidare da chi vi inizia a dire che vi porterà in locali per avere una visuale migliore del rito funebre: sono truffe e vi spillano un sacco di soldi inutilmente.

Il dinamismo delle vie del centro e dei templi

Varanasi non è solo Ghat. E’ anche vicoli stretti strettissimi, che mi hanno ricordato la mia Venezia, pieni di bar, ristoranti, bazar, negozio di ogni genere oltre che come sempre mucche, cani e tantissime persone (e moto che non si capisce come facciano a passarci). Qui non ci sono regole: perdetevi e divertitevi, ammirando i tanti murales colorati e scoprendo qualche sorpresa inaspettata a ogni angolo. Unica attenzione: guardate ogni tanto in alto, perché ci sono anche simpatiche scimmiette che ogni tanto scendono a rubare qualcosa.

Passeggiando per il centro, l’unica cosa da non perdere il tempio principale della città, ovvero il Shri Kashi Vishwanath Temple. per entrare serve il passaporto, corredato di un biglietto di 600 rupies per gli stranieri. Il ticket counter è lungo la via principale della città e non potete entrare dal lato dei Ghat. In cambio vi daranno la chiave per un locker perché è proibito entrare con il cellulare e scattare foto. Inoltre potrete saltare la fila di indiani che ogni giorno affolla il tempio per pregare (si parla di ore e ore di fila) e portare offerte a Shiva (nel templio principale) e Ganesh (templio secondario). Con 50 rupies potete chiedere di farvi una puja personalizzata: che siate credenti o no, è uno spettacolo forte e bellissimo che vi consiglio di provare almeno una volta nella vita.

Voglia di relax? Ci sono l’università e gli hotel con piscina

Se dopo tanto caos e umanità avete voglia di silenzio, pace e della possibilità di fare jogging in mezzo ad alberi o prendere il sole ci sono due assi nella manica che potete giocarvi a Varanasi. Il primo è andare a correre o passeggiare nel campus universitario Banaras Hindu University. Lunghi viali ombreggiati, sentieri attrezzati per l’esercizio fisico, musei e come sempre tante vacche vi aspettano per una giornata che vi farà dimenticare clacson, folla e odori speziati. Si può raggiungere tranquillamente a piedi da Assi Ghat (circa 1,5 km) oppure con un tuctuc: attenzione a specificare bene dove volete scendere, perché spesso a Varanasi i tuctuc si perdono.

La seconda soluzione è pagare il biglietto di ingresso alla piscina dell’Hotel Surya (600 rupias) e spendere una giornata su un lettino finalmente in costume e facendo il bagno. All’interno c’è anche un ristorante (abbastanza costoso, soprattutto per gli alcolici: prezzi italiani). Non si può raggiungere a piedi perché è nella zona della città vicino alla stazione degli autobus dove sorgono tutte le catene di grandi alberghi e quindi piena di traffico e caos. La soluzione migliore è prendere una moto utilizzando l’app Rapido: economica e veloce, si divincola nel traffico in poco tempo (a volte a Varanasi si possono perdere ore per percorrere qualche km in auto). In alternativa prendete un tuctuc, ma vi sconsiglio appunto l’auto.

Se invece volete fare una gita fuori porta, nella vicina città buddista di Sarnath a caccia di templi e parchi sacri, leggi qui.

Dove mangiare e dove dormire a Varanasi

Mangiare a Varanasi sarà l’ultimo dei vostri problemi: tutte le vie e i Ghat principali sono rigonfi di ristoranti e locali. I più belli, dal mio punto di vista, sono stati sicuramente il Monnalisa Cafè, in zona Raja Ghat verso il centro, che vanta una cucina molto varia da tutto il mondo e uno splendido rooftop. Proprio di fronte, troverete poi Brown Bread Bakery, anche in questo caso consigliatissimo il rooftop e la selezione di formaggi (uno dei pochi posti ghiotti).

Se volete assaggiare delle particolarità locali, invece, scegliete il Kashi Chat Bhandar, una sorta di tapas bar indiano con tutte le specialità, in pieno centro e vicino al main Ghat. Economicissimo e sempre strapieno di indiani . Se vi piace il Lassi, ovvero lo yogurt con frutta o cioccolato (buonissimo) che tanto rinfresca d’estate passate poi per il poco distante Blue Lassi Shop, anche se sempre gremito di turisti.

Se cercate invece un’atmosfera romantica con vista sui Ghat non potete perdere il Dolphin Restaurant: locale carinissimo, con vista ed economicissimo, ho osato e preso pure un’insalata. Ed è uno dei pochi a vendere birra vicino al Gange (essendo sacro gli alcolici non sono ben visti e la licenza costa tantissimo).

Infine, per le vostre colazioni, la zona migliore è Assi Ghat: Terracotta Caffè vi regala calma e serenità in un rooftop con un cagnolino molto simpatico, mentre Aum caffè vi preparerà degli ottimi pancake. Sempre in questa zona vi consiglio il Nirvana Cafè, un rooftop gestito da un boxer indiano che prepara ottima pasta e momos.

Per quanto riguarda dove dormire, l’unico vero consiglio che vi do è di scegliere l’ostello o la guest house in zona Ghat: il centro città è troppo lontano e pericoloso la sera per chi torna da sola. Io ho pernottato al Moustache Hostel, in zona Assi Ghat e comodo per tutto, davvero carino, con letti matrimoniali in camerata, tantissimi giovani e tantissime attività proposte (come corsi di cucina e yoga). Il personale è gentilissimo e vi aiuterà con ogni vostra richiesta, anche per la lavanderia (non nell’acqua del Gange, ovviamente!). Altro ostello che molti mi hanno consigliato è il Good Vibes, in zona Raj Ghat.

Ultimo consiglio: per chi arriva dall’aeroporto – molto lontano dalla città – prendete o un Uber se in orario serale, oppure scaricate Rapido e prendete una moto, perché il traffico di Varanasi è davvero devastante e può succedere che l’auto a un certo punto vi lasci a un ingorgo spiegandovi che siete più veloci a piedi (ed è vero). Anche i tuctuc non sono molto affidabili e spesso si perdono, cercate qualcuno che parli bene inglese e mostrategli google map.

Le altre tappe del mio tour: New Delhi, Jaipur, Pushkar, Jodhpur.

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