Ci sono persone che preferiscono viaggiare d’estate, mentre altre prediligono le destinazioni fuori stagione. E ci sono luoghi che, più di altri, sembrano fatti per chi sceglie questa seconda via. Luoghi dove la natura respira lentamente, dove il tempo non è mai troppo urgente, dove si può ascoltare il respiro della terra. L’Abruzzo è uno di questi luoghi: 40 chilometri di costa che si abbracciano con il mare, 3 parchi che custodiscono montagne e boschi come segreti antichi e una ciclovia che, lungo la costa, segue il passo della natura. Qui il mondo non è mai troppo affollato, e ogni pedalata sembra portarti più vicino al cuore di qualcosa che non ha bisogno di essere trovato, perché è sempre stato lì, in attesa che qualcuno se ne accorgesse.
Ho deciso di visitare l’Abruzzo in autunno, come mi capita spesso, percorrendo la regione in bicicletta. Sono partita dal confine con il Molise, a sud, risalendo la costa per poi dirigermi verso l’entroterra, esplorando il Parco Nazionale della Majella prima e la zona di Sulmona poi. Lungo la costa, il clima è ancora mite, e con il sole, è possibile fare qualche bagno. Salendo in montagna, invece, le foreste iniziano a tingersi di rosso e giallo, regalando un’atmosfera autunnale che trasporta i visitatori in un ambiente selvaggio e affascinante.
Termoli – Torino di Sangro (50 km su terreno pianeggiante)
Il primo giorno, ho scelto di percorrere la parte costiera. Sono salita dal Molise fino a Vasto, una cittadina incantevole, dove ho iniziato a pedalare sulla “ciclovia verde”, una lunga pista ciclabile che collega le località marittime dell’Abruzzo, offrendo splendidi panorami sui trabocchi, le strutture di legno un tempo utilizzate per la pesca, ora trasformate in ristoranti e luoghi di svago. Dopo aver superato il faro di Vasto, che svetta maestoso sulla costa, ho proseguito attraversando diverse riserve naturali. Viaggiando su una bicicletta gravel, ho avuto la possibilità di esplorare sentieri immersi nel verde, apprezzando la biodiversità del territorio. Tra le riserve da non perdere, ricordiamo la Riserva Naturale Punta Aderci e la Lecceta di Torino di Sangro, aree ricche di flora che si affacciano sul mare e poi si estendono nell’entroterra.
Ho deciso di pernottare in questa zona, lontano dalla frenesia turistica. Un consiglio utile: scegliete un hotel con ristorante, poiché a partire da metà settembre molti locali chiudono.






Torino di Sangro – Fara San Martino (65 km, 1200 m di dislivello)
Il secondo giorno ho affrontato il Parco della Majella, percorrendo le colline morbide che, attraverso una strada che sale e scende, mi hanno portato a Altino, un borgo arroccato su un colle, e a Roccascalegna, con il suo suggestivo castello medievale. Questi paesini, intrisi di storia e leggende, offrono scenari mozzafiato, tra uliveti e una vegetazione incontaminata. Sebbene siano piccoli, i paesi sono vivi e accoglienti, con i locali che si ritrovano nei bar a chiacchierare e a giocare a carte, in un’atmosfera che richiama tempi lontani.
Proseguendo, ho attraversato il pittoresco paese di Casoli, per poi salire fino a Fara San Martino, un piccolo gioiello ai piedi della Majella. Qui si possono visitare due luoghi unici: le Gole di San Martino, un canyon naturale che nasconde sentieri tra le rocce, e le sorgenti del fiume Verde, da cui sgorga acqua cristallina che diventa uno dei principali fiumi dell’Abruzzo. Fara San Martino, con le sue stradine in pietra, è anche famosa per la produzione della pasta De Cecco, e gli abitanti sono sempre felici di accogliere i visitatori con calore.













Fara San Martino – Rocca Pia (80 km, 1400 m di dislivello)
Il terzo giorno, ho percorso una tappa che mi ha portato a “circumnavigare” il massiccio della Majella. Il primo paese che ho incontrato è stato Lama dei Peligni, ricco di storia preistorica e di eremi. La strada, sicura e lontana dal traffico, mi ha condotto fino alla cittadina di Palena, nel cuore dell’area faunistica dell’orso bruno. Lungo il percorso, sono stata circondata da paesaggi mozzafiato, tra boschi e altipiani. Una salita di circa 10 km mi ha poi portato al Valico della Forchetta, un luogo incredibile che offre panorami che sembrano dipinti, prima di scendere verso Pescocostanzo, un borgo medievale tra i più belli d’Italia, e Rivisondoli, un altro incantevole paese che in inverno diventa meta per gli amanti dello sci.






Rocca Pia – Popoli (50 km, 800 m di dislivello)
L’ultima tappa è stata particolarmente piacevole, iniziando con una lunga discesa che mi ha portato a Pettorano Sul Gizio, un borgo incantevole situato nella Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio. Continuando il mio percorso, ho raggiunto Sulmona, una città meno turistica ma altrettanto affascinante, famosa per aver dato i natali al poeta Ovidio e per la tradizione della produzione dei confetti. Il centro storico è un piccolo gioiello, con chiese, ponti romani e ristoranti caratteristici, come la Cantina di Biffi e il ristorante Buonvento.
Proseguendo, ho affrontato una leggera salita fino a Pratola Peligna e Popoli, dove si trova la Riserva Naturale Sorgenti del Pescara, un altro angolo di natura incontaminata. Da qui, se il meteo lo consente, si può continuare a salire verso il Gran Sasso, ma, dato il freddo che può esserci in autunno e inverno, vi consiglio di optare per un treno che in un’ora vi porterà a Pescara, dove potrete concludere il viaggio.




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