Quarta tappa: Trinidad

COSA FARE. E QUANDO

  • Perdersi per le vie del centro al tramonto (di giorno fa troppo caldo)
  • Un giro a cavallo nella valle de los Ingenios e tuffarsi dalle cascate nelle piscine naturali in mezzo alla foresta
  • Escursione a playa de Ancon: dicono sia la spiaggia più bella del sud, la sabbia è un po’ più scura che al nord, ma merita tantissimo
  • Vivere la movida notturna: è turistica, ma i ristoranti e i locali dove si balla sono pieni di vita tutte le sere
  • Visitare il mercato locale, ben forniti di cuc cubani: la frutta è buonissima e costa pochissimo

Ultima tappa del mio viaggio è stata la città di Trinidad. E’ molto più turistica di Cienfuegos e bisogna dimenticarsi la tranquillità della Cuba sconosciuta alla massa. Ma è una tappa obbligatoria per la sua bellezza: le case colorate e circondate da grate lavorate sono addirittura tutelate dall’Unesco. Le sue strade sono salite e discese, quindi pochissima gente gira in bicicletta: tutti a piedi o a cavallo. E il suo centro si anima di vita la sera, lontano dalle afose temperature del giorno. Le case particular di Trinidad sono una più bella dell’altra: conservano un’architettura coloniale e sono dei piccoli musei domestici. Sceglietene pure una qualsiasi, sono tutte meravigliose.

La cosa più bella di Trinidad è la possibilità di fare molte escursioni. Avendo esaurito i soldi a mia disposizione (MasterCard non funziona e non potevo prelevare) sono riuscita a contrattarle a prezzi stracciati: 5 euro l’escursione a cavallo alle cascate nella valle de los Ingenios e pochi spiccioli per prendere l’autobus turistico e andare a Playa de Ancon.

Per andare a visitare le cascate mi sono rivolta a un ragazzo di circa 18 anni che faceva fatica a parlare anche lo spagnolo. E il mio cavallo era vecchio, stanco e malato. Ma alla fine, per 5 euro, non potevo chiedere di più. Lui ha accettato di buon grado. Poi ho scoperto perché: aveva architettato un piano per lasciare alle cascate il suo cavallo vecchio e tornare a casa rubandone un altro. Finché se ne è andato a sellare il cavallo (sono tutti di razza creola, bassi, magrolini e non troppo veloci) sono rimasta con la sua famiglia nella sua casa, una catapecchia di fango e cemento. Ho scoperto così che l’unica cosa che i cubani guardano alla tivù è lo sport. Ed esistono veramente degli sport da “fuori di testa”, più del downhill o del calcio fiorentino. Il padre del giovane quel giorno si stava sbracciando e urlava alla tivù contro alcuni uomini che cavalcavano a pelo dei cavalli per circa un chilometro, senza nemmeno le redini, che dovevano andare alla loro massima velocità. Ma non finisce qui: non vinceva chi arrivava primo o secondo, ma chi riusciva ad andare alla stessa velocità del cavallo che correva vicino al proprio per tutto il tragitto. Mi rimarrà sempre il dubbio su come una persona si possa emozionare per questi sport demenziali, ma era comunque uno spettacolo vederli tutti insieme a rifare come si stessero giocando i mondiali.

Il piano del piccolo fantino era chiaro: voleva scambiare il cavallo vecchio con uno in salute. Quando ti portano a vedere le cascate, infatti, si lega il proprio animale in una sorta di parcheggio per cavalli. Ci sono decine e decine di cavalli tutti vicini e devi ricordarti a quale albero hai legato il tuo. Poi, prosegui per un sentiero a piedi, nel bosco e ti si presenta davanti uno specchio d’acqua profondo circa 20 metri, su cui si riversano delle cascate. Il passatempo dei cubani e ovviamente quello di tuffarsi li dall’alto della cascata. E se lo fai con una Gopro in mano, come ho fatto io, è davvero una figata. Al ritorno, dopo qualche ora, i cavalli erano stati tutti spostati. E il ragazzino mi ha rifilato un animale che non era assolutamente quello di prima. Anche la sella era più bella. Ovviamente l’ho rifiutato dicendo che non era quello “originale” e lui mi ha zittita con molta stizza, dicendo che non capivo niente di cavalli e che dovevo prendere quello. Poi ho scoperto che molti fanno cosi: il commercio di carne di cavallo a Cuba è illegale, ma rimane una carne pagata a peso d’oro e molto pregiata. Quando un cavallo è a “fine vita” lavorativa, li vendono clandestinamente al macello rubandone altri proprio a quelli che li usano con i turisti, scambiandoli tra loro.

Il secondo giorno invece sono stata a Playa de Ancon: meravigliosa. Una fetta di sabbia lunghissima con vari complessi turistici non eccessivamente invadenti per il paesaggio. Alle 5, quando inizia il tramonto, il sole si specchia sull’acqua creando giochi di colore meravigliosi. Molti praticano kitesurf, anche se il vento a Cuba è raro da trovare: per questo sono meglio le isolette intorno a Cuba, i famosi cayos. Per andare in spiaggia passa un autobus ogni mezzora dal centro, costa 2 euro e ovviamente al suo interno si è obbligati ad ascoltare salsa o reggaetton per tutto il tempo. Il personaggio più bello l’ho conosciuto proprio in spiaggia. Francisco. Dalle 10 del mattino era lì, con tanto di tenda, sigari e rum, aspettando sua moglie. Non possedeva cellulare e tanto meno l’orologio. “La aspetto – mi spiegava -. So che arriverà. Probabilmente ha avuto problemi a lavoro”. Strano immaginare una vita senza sms e telefonate di avviso per eventuali ritardi. Beh, Francisco quel giorno ha meritato un premio: ha aspettato dalle 10 fino alle 18, orario in cui è comparsa sua moglie. E appena l’ha vista il suo volto si è illuminato di gioia e amore. Mi sono emozionata come una bambina a vedere sentimenti così puliti.

Ho conosciuto poi tante altre persone, giovani e meno giovani, sia donne sia uomini. E hanno tutti in comune il fatto di voler scappare da Cuba. Le donne sognano di sposarsi con un europeo, gli uomini di trovare lavoro o una signorona ricca che li mantenga. Nessuno è disposto a salvarsi da solo. Forse è pigrizia? Di sicuro, se tutti i cubani iniziassero a ragionare come protagonisti della loro vita Cuba sarebbe molto diversa, politicamente parlando. Ma perderebbe il suo fascino.

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Una risposta a "Quarta tappa: Trinidad"

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  1. Trinidad e la costa interna di Cuba sono tra i miei posti preferiti sull’Isola. Sono stata a Cuba molte volte (ci ho fatto la tesi di laurea) e per me è sempre un pezzo di cuore.

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