Pedalando lungo la strada della ribolla di Oslavia

Oggi vi voglio portare con me in un viaggio assai… gustoso. Un viaggio fisico, ma anche dei sensi. Come spesso mi piace fare, infatti, lo scorso weekend ho voluto unire il mio amore per la bici a quello del buon vino, andando a scoprire la collina di Oslavia: un territorio molto piccolo diventato patria degli Orange Wine, ovvero vini macerati, che si trova proprio al confine tra Gorizia e la Slovenia, in Friuli.

Una collina prima di tutto spettacolare per i suoi panorami, soprattutto in questo periodo autunnale dell’anno in cui le foglie delle viti si accendono di un rosso intenso e il resto della natura ricopre tutte le sfumature dal marrone al giallo, passando anche per il verde degli uliveti. Dolci pendenze e tratti asfaltati molto semplici da percorrere la rendono la terra ideale per un cicloturista che vuole abbinare la scoperta della natura a una piacevole pedalata. Senza contare la grande storia che è passata proprio da Oslavia: proprio questo territorio è stato toccato da vicino dalla Prima Guerra Mondiale, al punto da aver realizzato il celebre Ossario dei soldati caduti durante il conflitto.

Ma Oslavia racconta anche una storia ben precisa: quella del suo vino macerato, un sapere tramandato nel tempo. Pedalando in questa collina, infatti, si entra a far parte di una famiglia, quella dell’associazione produttori Ribolla di Oslavia: sette cantine che hanno unito le forze per promuovere questo storico vino nel mondo, portando avanti la tradizione della macerazione attraverso un disciplinare comune creando così i famosi “orange wine” che caratterizzano questo territorio. Proprio qui infatti si può percorrere un itinerario molto particolare: la strada della Ribolla di Oslavia, valorizzata da sette panchine panoramiche e arancioni posizionate in punti strategici del percorso dalle stesse cantine. Un modo per dare il benvenuto a ogni ciclo amatore (ma anche per chi viaggia a piedi) che vuole alternare le pedalate alla contemplazione del panorama, valorizzando il territorio e le sue genti.
Non a caso parlo di famiglia: qui è tutto genuino, le cantine sono gestite in famiglia, la vite si coltiva in modo naturale e biodinamico senza chimica con grande rispetto per la natura, si portano avanti le tradizioni di un tempo, tra cui quella della macerazione arrivando anche all’utilizzo dell’anfora. Una passione che fa parte del territorio stesso, indissolubilmente, anche perché la caratteristica che accomuna tutti è il particolare terreno, la ponca, che si trova in questa zona. Ma se tutti partono da un denominatore comune, la ribolla di ognuno prende poi una propria personalità: il gioco è assaggiarle tutte, anche grazie alla grande disponibilità dei produttori che ogni giorno accolgono decine di turisti a degustare, ed esprimere un proprio giudizio. Prima di iniziare questo viaggio, una piccola curiosità: sapete qual è un grande mercato per questi piccoli produttori? Il Giappone. Questi vini, infatti, sono particolarmente adatti alla cucina saporita nipponica e al sushi.

Tutte le cantine si possono incontrare percorrendo, a piedi o in bici, la strada della Ribolla: circa 3-4 km da Gorizia al comune di San Floriano. La prima cantina che si incontra è quella di Dario Princic: la loro panchina è posizionata poco dopo il celebre Ossario eretto nel 1938 per ospitare i resti di 57.021 soldati caduti nella Prima Guerra Mondiale. Cantina dal carattere estremo come la loro Ribolla, hanno optato per una macerazione di circa 35 giorni. Dario, seguito dai figli Andrea e Marco e dalla nipote Katia, può essere paragonato alla rockstar dei vignaioli della zona: precursore di tante tendenze, libero dagli schemi convenzionali, ha studiato i tempi perfetti da seguire per il giusto rilascio di tannino nel suo vino macerato in modo empirico. Vi consiglio di provare oltre alla sua Ribolla il Pinot grigio, che vi coinvolgerà in una nuvola di profumi delicati e floreali, oppure il pezzo forte della sua cantina, il Favola, un vino creato in un’annata disastrosa cercando di assemblare quel po’ che era rimasto nel 2008 (chardonnay, sauvignon, friulano, ribolla, malvasia e pinot bianco): ne è nato un vino di grande equilibrio, struttura e fresca piacevolezza.

Segue la cantina La Castellada, gestita da Stefano e Matteo Bensa: in questo caso i sapori della Ribolla diventano più morbidi, grazie alla vendemmia tardiva, la fermentazione malolattica e 65 giorni di macerazione. I vini di questa cantina sono caldi ed eleganti, seppur naturali e realizzati seguendo la mano della natura e non quello dell’enologo in cantina: si possono paragonare a un’ottima jam session di jazz. Una volta entrati in questo mondo, vi consiglio di non perdervi anche gli altri vini bianchi (sauvignon, friulano, chardonnay) ma soprattutto il loro merlot, un vino strutturato ed evoluto grazie a due anni di barrique, due anni in botte grande, un anno in acciaio e infine altri 5 di affinamento in bottiglia.

Segue la storica cantina Primosic, nata tra gli anni 50 e 60, ora alla terza generazione. Qui la Ribolla si fa macerare per 4 settimane e si aggiungono due anni in botte, raggiungendo quindi un bouquet esplosivo al naso, sapori decisi e naturali, ma ugualmente eleganti e adatti a ogni palato. Si producono in totale 210 mila bottiglie l’anno, estendendosi per 32 ettari di terreno diviso tra Oslavia e Slovenia. Non perdetevi anche il loro Merlot o il Refosco, che riposa in vasche di cemento, e tanto meno il friulano e il pinot grigio, anche in questo caso prodotti con la tradizionale macerazione delle bucce. Vi piace il paragone musicale? Beh un evergreen come Bob Dylan è decisamente il giusto paragone.

Se si sale ancora si arriva davanti alla cantina Fiegl, che ha deciso di posizionare la propria panchina di fronte a un obelisco dedicato ai caduti in Guerra. Martin e la sua famiglia gestiscono la cantina e la stessa associazione di produttori, APRO, per promuovere questo territorio di cui sono innamorati. La sua produzione è molto ampia: delicatezza e mineralità si amalgamano rendendo perfetta la sua ribolla macerata per la cucina friulana. Ci sono anche le versioni non macerate, più limpide e convenzionali, che però rispecchiano sempre perfettamente il loro credo: esprimere attraverso il vino il senso di appartenenza al territorio. Proprio per questo lo stile di coltura che adottano nei vigneti garantisce un impatto ambientale minimo. Sì, musicalmente può essere abbinata a un pop di classe, che spazia da brani sperimentali a ballate senza tempo.. Gli U2 o i Coldplay, a voi la scelta.

Si passa poi alla blasonata cantina Gravner, gestita da Josko e dalla figlia Mateja, famosa per l’utilizzo delle anfore georgiane interrate, che ha votato tutta la sua produzione alla Ribolla gialla. Un sapore deciso, estremo ma elegante che conquista tutti nel mondo, per una cantina che ha fatto dell’estetica e del rispetto del paesaggio e della sua biodiversità una vera missione. Ogni dettaglio è curato, come nelle canzoni dell’inarrivabile Leonard Cohen. I loro vigneti si dividono tra Italia e Slovenia. I vini seguono la regola del 7: il cambiamento biologico dell’essere umano avviene con i cicli di 7 anni ciascuno, allo stesso modo i vini necessitano di un invecchiamento di 7 anni, uno in anfora e sei in botti grandi. Il rispetto per il passare del tempo così come per tutte le manifestazioni della natura portano Joško nel 2015 ad avvicinarsi alla biodinamica. A scandire i momenti dei lavori in vigna e in cantina è il calendario delle lune secondo l’interpretazione di Maria Thun, basato sulle fasi lunari e sulle posizioni dei pianeti. Ogni vigneto ospita uno stagno, attirando piante, insetti e animali che ristabiliscono l’equilibrio naturale. Dal 2001 le uve fermentano con lunga macerazione in anfore georgiane interrate, con lieviti indigeni e senza controllo della temperatura. Dopo la svinatura e la torchiatura ritorna in anfora per almeno altri 5 mesi prima di iniziare l’affinamento in grandi botti di rovere dove rimane per altri 6 anni. Il vino viene imbottigliato senza chiarifiche né filtrazioni. L’annata ora in commercio è la 2012.

Proseguendo verso San Floriano si troverà poi la panchina arancione di Radikon, storica cantina gestita da Sasa che ha seguito le orme del padre e ancora prima del nonno: sapori estremi e decisi, territoriali e autentici, l’hanno fatta diventare un esempio nel mondo. Così come le sue bottiglie in formato da un litro al posto di 0,75. La sua cantina conta 17 ettari produttivi di vigneti storici e più recenti che si alternano tra ribolla, friulano (o meglio Jakot, ovvero il contrario di Tocai, come lo chiamano loro per rivendicare l’originalità di questo vitigno), pinot grigio, sauvignon, chardonnay, merlot e pignolo. Il vino si produce con grande rispetto per l’ambiente e le tradizioni: pochi grappoli per pianta raccolti a mano e solo ad ottimale maturazione, senza chimica e trattamenti solo naturali. Visitare la cantina è una vera esperienza, non solo per osservare i metodi di lavorazione e macerazione, ma anche per curiosare all’interno dell’archivio di famiglia: una raccolta di tutti i vini prodotti dagli anni 60 a oggi. Non perdetevi un assaggio di Oslavja, un blend di chardonnay, sauvignon e pinot grigio che vi conquisterà sempre di più a ogni anni di invecchiamento. In questo caso all’interno della cantina si può anche dormire, dato che dall’anno scorso sono state inaugurate quattro splendide camere panoramiche. Musicalmente il paragone è con la musica indie: aperta e ammiccante al nuovo, al colorato, al creativo, portando avanti la tradizione della grande musica italiana.

Infine, il percorso si chiude con Il Carpino, cantina gestita da Ana e Franco insieme al figlio Manuel, che offre sia vini macerati sia vini freschi, ma anche una meravigliosa bollicina metodo classico. La loro filosofia è di usare la macerazione, ma senza rendere il vino estremo o pesante. Le vinificazioni si svolgono esclusivamente in botti di legno francese. Tuttavia negli ultimi paio d’anni sta crescendo l’uso di botti di legno grande (rovere della Slavonia). I giorni di macerazione sono 15, 60 per la Ribolla, al fine di ottenere un prodotto finale con profumi e sapori complessi e potenti. Oltre alla tradizionale ribolla, non perdetevi il rosso Carpino. Ma soprattutto non perdetevi la visita a questa cantina, dove Ana e Franco vi accoglieranno davvero come una persona di famiglia. Spumeggianti e piacevoli, sono amati da tutti come i Beatles.

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